lunedì 6 luglio 2015

La brutta e cattiva - La ricetta delle occasioni ritrovate

Luglio 2015 - Emma Books
Si tratta di un racconto, scritto per la collana #EmmaForExpo, in cui si parla naturalmente di cibo. Ma non solo, si parla anche, e forse soprattutto, di amicizia.
Quattro amiche, giunte al traguardo degli anta, si trovano come ogni anno per preparare insieme la brutta e cattiva, una torta al cioccolato che non ha ricetta, ma solo cuore. 
E qualcosa, con la magia del cioccolato, accadrà.


Ingredienti:
1 grande confezione di amicizia sincera ed eterna
1 cucchiaiata abbondante di ricordi dolci
1 cucchiaino di ricordi amari, amori passati e amori presenti, e di occasioni perdute
un pizzico di speranza e uno di voglia di ricominciare
molte risate, qualche battibecco, qualche goccia di acqua di mare, qualche lacrima
1 cane bruttarello e goloso

Preparazione:

Nella grossa ciotola della vita mettete quattro amiche d’infanzia ormai quarantenni, i loro ricordi, quelli amari e quelli dolci, le loro delusioni e le loro speranze, i loro amori felici e quelli infelici. Aggiungete uno a uno gli altri ingredienti e montate il tutto con delicatezza fino a quando i grumi delle occasioni perdute si saranno dissolti. Infornate e lasciate riposare una notte (meglio se in un luogo dove l’aria profuma di mare e di aghi di pino). Prima di servire, decorate con una spruzzata di stelle e con alcune note delle vostre canzoni del cuore. Gustate la “brutta e cattiva” insieme agli amici veri, con l’avvertenza di tenerla fuori dalla portata dei cani bruttarelli e golosi (se no se la mangiano tutta).



Rimedio:
È la ricetta delle seconde opportunità, utilissima per riscoprire, con l’aiuto degli amici più cari, il coraggio e la speranza che si credevano persi per sempre, per fare delle occasioni perdute le vostre occasioni ritrovate.

Ecco come inizia:

Quattro amiche e una torta
Il mondo avrebbe anche potuto smettere di girare, ma il primo di giugno Daniela, Alice, Chicca e Fabrizia – detta Bri – non avrebbero lo stesso rinunciato a vedersi; una volta a casa dell’una, una volta a casa dell’altra, a seconda di chi l’avesse libera da famiglie, amici o amanti.
Lo scopo di quella riunione quasi segreta era molto semplice e insieme un po’ bislacco.
Preparare tutte insieme una torta.
Non una torta qualsiasi, sia chiaro, ma solo e sempre la brutta e cattiva, come l’avevano battezzata ridendo a crepapelle la prima volta che avevano provato a farla. Per la verità era stata Alice, che fin da piccola era la più sveglia e dotata di senso dell’umorismo delle quattro, a suggerire quel nome così evocativo.
«Certo che brutta è brutta» aveva detto con una smorfia. Poi, dopo averne assaggiato un angolino, aveva aggiunto: «Non solo è brutta, è pure cattiva!»
«Brutta e cattiva!» avevano urlato le altre all’unisono.

Così, tra assaggi, smorfie e risate, era nata la mitica brutta e cattiva.

La ricetta/racconto è in vendita a 0,99 su tutti gli store.

Gli altri racconti già pubblicati #EmmaForExpo:
Frittata alle ortiche  di Mara Roberti
Giovedì gnocchi  di Barbara Solinas
Pesto dolce di Valeria Corciolani


 Yours truly
                        Viviana

martedì 14 aprile 2015

VUOI VEDERE CHE È PROPRIO AMORE?


Perché si scrive un romanzo e non un altro? Perché si creano dei personaggi fatti in un certo modo e non in un altro?
Forse qualcuno ha delle risposte precise, io, purtroppo, non ne ho. Parto da un'idea e scrivo, senza mettere giù neppure una riga di sinossi, scaletta, storyboard o come diavolo si voglia chiamare il lavoro preliminare che i bravi scrittori dovrebbero fare. Eggià.
Ho lavorato nella più totale anarchia anche per questo ultimo romanzo, 
"Vuoi vedere che è proprio amore?"
Ma visto che un po' di ordine non guasta mai (almeno per rispetto nei confronti di chi sarà così gentile da leggermi) ecco una piccola sinossi e una breve guida al romanzo. 
La storia
È possibile che la vita viri dal grigio al rosso, passando per il rosa, nell’attimo di un respiro? A sentire Piera Aldobrandi, insegnante di inglese single, salutista e aspirante fotografa, la risposta è sì. Perché, quando incontra il cinico Jean, uno che segue le regole della statistica anche con le donne,  l’amore esplode dentro di lei con il calore di una ballata irlandese, finendo per colpire, oltre la sua vita, anche il suo guardaroba che da grigio diventa rosso fuoco. Tutto inizia nel Borgo milanese di Bang Bang Tutta colpa di un gatto rosso, ma poi la storia si sposta in un’Irlanda che più romantica di così non si può, punteggiata da un coro di personaggi divertenti e improbabili e dalle canzoni eterne dei Beatles. Il gatto rosso? C’è anche lui, e se la ride sotto i baffi. 
Questo libro è dedicato alle Romance Blogger, lavoratrici instancabili solo per passione, con riconoscenza e affetto, comunque recensiscano questo romanzo. :)

I personaggi principali
Lei: Piera Aldobrandi, professoressa di inglese alle medie e fotografa dilettante. 33 anni, salutista, timida e riservata. Capelli lunghi castani, occhi ambrati e grandi. Non sa neppure di essere graziosa, e si veste sempre di grigio, grigio topo, per la precisione. L'esclamazione più forte che esce dalla sua bocca è accidempolina! Vive nel Borgo, la strada privata dove è ambientato Bang Bang Tutta colpa del gatto rosso, il primo romanzo che ho pubblicato con Emma Books. 
Lui: Jean De Braud, uno da sballo (se no, che divertimento c'è?). 40 anni (i miei protagonisti sono decisamente adult), capelli e occhi scuri, origini francesi; è a capo di una società di analisi di mercato. Affascinante, ma decisamente poco incline ad impegnarsi con una donna. Chiama Piera Bambi, come il cerbiatto Disney.
Didi: è la nipotina quattordicenne di Jean, allieva di Piera. Dotata di molte diaboliche risorse, sarà lei a far conoscere zio e prof. 
Le femmine folli: Nora (la protagonista di Bang Bang), Camilla (la disinvolta) e Francesca (l'avvocato pragmatico). Girano intorno a Piera come le topoline girano intorno a Cenerentola. Chi non le vorrebbe delle amiche così?


Marco Rovati: gallerista famoso e affascinante, desidera Piera solo per le sue belle fotografie o anche come amante?
Red, il Gatto Rosso. Fa solo una comparsata, ma ruba la scena a tutti. Bestiaccia!
Ivan il terribile. Pronte a innamorarvi di lui?

I luoghi del romanzo.
Milano, la mia città. Ma anche una notte a Portofino e un lungo week end in Irlanda, nella penisola di Dingle, per l'esattezza, un posto meraviglioso, con tanto di castello e birra e whiskey a volontà. Ora che ci penso, faranno anche la loro comparsa un paio di manette!









Le canzoni del romanzo, in ordine di apparizione

Siccome io penso ai miei romanzi come a dei film, non manca mai una colonna sonora. Qui la scelta è caduta soprattutto sulle canzoni dei Beatles, ma ci sono anche brani di Van Morrison e degli Stones. Il meglio del rock classico, insomma.  
Il ragazzo della Via Gluck  (Beretta- Del Prete- Celentano - 1966)
Canzone per te (Bacalov – Bardotti – Endrigo – 1968)
Hey Jude (Lennon –McCartney – 1968)

Memory Motel (Jagger-Richards -1975)
Walking on thin ice (Yoko Ono – 1980)
Have I told you lately (Van Morrison – 1989)
Brown eyed girl (Van Morrison – 1967)
Sex and drugs and rock’n roll  (Ian Dury – 1977)
Danny Boy  (Parole di Frederic Weatherly – 1910 – su musiche popolari del XIX secolo)
The long and winding road  (Lennon –McCartney – 1970)

Hit the road, Jack  (Percy Mayfield -1960)
You can leave your hat on (Randy Newman – 1972)
All you need in love (Lennon –McCartney – 1967)Girl  (Lennon –McCartney – 1965)
Eleonor Rigby (Lennon –McCartney – 1966)



I fotografi citati nel romanzo e alcuni dei loro famosi scatti.

Piera è una fotografa dilettante che ben conosce l'opera dei grandi della fotografia (una passione, quella per la fotografia, che condividiamo: Dorothea Lange, Annie Leibovitz, Nina Leen, Clarence Sinclair Bull. 
Ecco alcune delle foto che vengono citate nel romanzo. Greta Garbo fotografata da Clarence Sinclair Bull; John Lennon e Yoko Ono di Annie Leibovitz (venne fatta lo stesso giorno in cui John venne ucciso!) e una delle tante copertine firmate da Nina Leen per la rivista Life.






 Fatemi sapere se il romanzo vi piacerà, e se non vi piacerà, fatemelo sapere lo stesso. Io mi sono divertita a scriverlo, spero che vi divertirete a leggerlo.

Yours Truly
                  Viviana 
                   &
                 Red




martedì 17 marzo 2015

17 marzo 1899: l'Hotel Windsor di NY va a fuoco.

 Nel giorno di San Patrizio del 1899, mentre si svolgeva la tradizionale parata degli irlandesi di New York, uno dei più prestigiosi hotel di Manhattan, il Windsor Hotel, al 575 di Fifth Avenue, fu distrutto da un incendio. Nelle fiamme, quel 17 marzo, morirono 
almeno novanta persone, molte delle quali per essersi gettate dalle finestre dei piani più alti, proprio come successe 102 anni più tardi nell'attacco delle Torri Gemelle. Molti vigili del fuoco lottarono contro il fuoco indossando ancora la loro divisa da  parata. Mentre facevo ricerche per "Un Amore di Fine Secolo" rimasi molto impressionata da quell'episodio tragico, tanto che decisi di inserirlo nel mio romanzo e di mostrarlo attraverso gli occhi della mia protagonista, Camille Brontee.  Ecco un estratto.

DA: UN AMORE DI FINE SECOLO 
(CAPITOLO 26)


"Se l’inferno esiste, dev’essere questo, pensò Camille.
All’inizio a investirla furono le urla e le voci, poi l’odore acre del fumo e il calore, come un presagio di morte.
Di fronte al Windsor, ormai avvolto dalle fiamme, la Quinta Avenue brulicava di mezzi di soccorso, di pompieri, alcuni vestiti con l’uniforme di gala indossata per la parata, di infermieri e poliziotti, mentre la folla di curiosi mescolata alla marea verde degli irlandesi sembrava crescere di secondo in secondo.
In mezzo a quella confusione i superstiti di quel rogo orrendo piangevano a dirotto, cercavano i loro cari, raccontavano del loro miracoloso salvataggio e, benché fossero ormai fuori pericolo, non riuscivano a darsi pace.
Le urla si susseguivano incessanti e terribili, accrescendo il manto di panico e dolore che in poche ore aveva coperto quell’angolo di mondo.
Catene di mani trasportavano secchi d’acqua nell’inutile tentativo di spegnere un muro di fuoco che neppure gli idranti sembravano riuscire a indebolire.
Camille abbandonò la bicicletta in un angolo e si fece largo attraverso la folla e il cordone della sicurezza sino a un gruppo di giornalisti che sostava davanti al lato est del palazzo.
«Miss Brontee, non è uno spettacolo per voi» le disse un cronista del Journal.
Lei non gli rispose, ma seguì lo sguardo allucinato dei suoi colleghi. Tutti guardavano in alto.
Fu allora che li vide.
Uomini e donne affacciati alle finestre che gridavano, invocando un aiuto che già sapevano non sarebbe arrivato. Infatti, non solo le scale portate sul posto dai pompieri erano ferme ai piani più bassi dove altre persone, più facilmente raggiungibili, aspettavano di essere salvate, ma la rete delle scale di sicurezza era impraticabile perché arroventata dalle fiamme.
Alcuni di quei disperati riuscirono a salvarsi lanciandosi dalle finestre nelle grosse reti tese dai pompieri a quello scopo. Altri, ormai raggiunti dal fuoco, saltarono nel vuoto sfracellandosi al suolo.
Camille non riusciva più a respirare, e non certo per il fumo che inondava l’aria. Era lo strazio a pesarle come un macigno sull’anima.
Trovò il modo di dare una mano, prima occupandosi dei bambini tratti in salvo, poi unendosi alla lunga catena umana che trasportava secchi d’acqua e di sabbia. Si prodigò sino all’ultimo, sino a quando qualcuno non la prese da parte e le ordinò con voce decisa di scappare, che presto quella prigione di fuoco sarebbe crollata.
Fu allora che, per la prima volta da quando era arrivata, si chiese dove fosse finito Frank Raleigh. 
.....
Nei giorni successivi si contarono circa novanta fra morti e dispersi nell’incendio del Windsor; alcuni corpi vennero ritrovati, altri non lo furono mai. Le macerie vennero caricate su carri e portate via, i mattoni intatti furono recuperati e utilizzati per costruire nuovi palazzi. La Quinta Avenue, annerita dal fumo e dal dolore, per alcuni giorni assunse l’aspetto di un infinito corteo funebre.
Non fu mai indicato il nome di un colpevole. E neppure ne venne mai compresa l’origine: se fosse stata dolosa o dovuta alla scelleratezza umana non si seppe mai.
Camille Brontee investigò sull’incidente fino a consumare se stessa e in più di un articolo accusò di colpevolezza e negligenza il proprietario del Windsor, Elbridge Garry, per non aver dotato il suo lussuoso hotel delle necessarie misure di sicurezza."



Yours Truly
              Viviana





domenica 8 marzo 2015

EMMA DAY, ANNO PRIMO

Ecco, già ne sento gli effetti. Il font, signori e signore, il font. Ho dubbi sul font. Sto usando il noioso verdana per scrivere questo post, ma so che alla fine, quando dovrò pubblicarlo, lo sostituirò. OK, pensate pure che sono diventata pazza, ma non è così, almeno non proprio. Il fatto è che ieri, 7 marzo 2015, si è svolta la prima edizione dell' EmmaDay, giornata di riflessione e formazione dedicata a chi scrive e a chi vorrebbe farlo organizzata dalla mia casa editrice, Emma Books

La mattina.  
Dopo un ottimo caffè accompagnato da delizie varie,  il primo incontro è con lo scrittore Giuseppe Lupo che ci intrattiene sul tema:"Raccontare da vicino per approdare lontano." Originario della Lucania, Lupo dice di aver cominciato a leggere da ragazzo solo dopo il devastante terremoto dell'80 perché in quella drammatica situazione "non c'era altro da fare". I suoi  consigli? Narrare per emozionare, per ricucire, per ricostruire; scrivere per inventare mondi; divertirsi scrivendo, scrivere per divertirsi. Un po' come faceva suo nonno quando diceva "vado a prendere un caffè in piazza",  quasi stesse partendo alla scoperta delle meraviglie del mondo (quanto mi è piaciuta questa cosa!).
Il font, eccolo di nuovo.Voi sapete cos'è il comic sans? È un carattere Microsoft, quello tipico del fumetto per intenderci, che è stato così ab-usato negli anni '90 (persino dal Wall Street Journal!) che è nato addirittura un movimento per farlo fuori ("bancomicsans"). Partendo dalla guerra tra Jobs e Bill Gates della metà degli anni '80 (ho sempre tifato per Mac), Marco Ghezzi, cofondatore di BookRepublic, ci ha regalato una splendida riflessione tra storia e social-ogia dedicata all'influenza del font sulla parola scritta e letta e alle convenzioni acquisite che riguardano i font - alle quali tutti noi ci adeguiamo. Esempio: se dovete inviare un documento ufficiale - compreso un manoscritto a una CE -, non ricorrete forse al Times New Roman?).  Il panel di Ghezzi? Per me un vero momento mastercard (senza prezzo). 
Il pomeriggio.

A fine pranzo -  delizioso - si torna al lavoro. Da una parte Adele Vieri Castellano e Monica Colombo parlano di come dar vita a luoghi e personaggi indimenticabili seguendo la regola fondamentale del show, don't tell (mostra, non descrivere) dall'altra moi, io, Emma che si racconta, in: dalla penna ai bit, storia di una autrice (ovvero come stare sui social senza rompere troppo gli zebedei al mondo). Stare su internet oggi non è più un optional, ma è un alleato fenomenale per ogni autore - dal bestseller all'ultimo arrivato (moi, appunto);  non  aiuta forse a vendere romanzi al minuto, come al mercato, ma a farti conoscere e ad allargare la cerchia dei tuoi potenziali lettori sì. Anche le CE più tradizionali se ne sono accorte (alleluia!) e pare che oggi lo pretendano dai loro autori per contratto.  

Aperitivo con gli astri.
La giornata si conclude con con un intervento (quasi  spettacolo) di Marco Pesatori, colui che cura l'oroscopo per Repubblica, studioso degli astri e dell'essere umano; segno per segno, descrive pregi e difetti degli scrittori (anche di quelli presenti, ahimè): grande, esilarante e inatteso!

I miei grazie vanno a:
Maria Paola Romeo, direttore editoriale di Emma Books (e mia editor di superlusso) e Marco Ferrario, cofondatore e CEO di BookRepublic: hanno preso parte stoicamente a tutti gli incontri arricchendoli con una facilità invidiabile di contenuti meravigliosi. Viola Marconi, di Book Republic, per i suoi suggerimenti all'avanguardia sui social. Valentina e Valeria (le altre due V di casa) per aver fatto funzionare l'EmmaDay come una perfetta macchina da guerra e per i loro insostituibili tweet. 
I miei grazie vanno ancora a tutti i relatori e infine alla allegra e preponderante presenza femminile e alle molte amiche/autrici presenti che hanno reso ancora più piacevole la giornata: Rossella Calabrò, Paola Gianinetto, Patrizia Violi, Silvia Ami oltre alle già citate Adele Vieri Castellano e Monica Lombardi (nella foto Lombardi, Vieri Castellano, Gianinetto, Ami e, sullo sfondo, con la tazzina in mano, Patrizia Violi).


Yours Truly
                            Viviana

Ps: e il font? Purtroppo blogger non offre una gran  varietà di scelta, ma visto che si chiama quasi come me, scelgo il Georgia. Il Comic Sans, purtroppo, non c'è.

Momenti Twitter della giornata:

#social avvicinano l'autore al lettore, colmano il vuoto che spesso lasciano gli editori. Parola di @VivianaGiorgi1 #EmmaDay 
Amazon, editori e librerie: per scrivere bisogna conoscere i mutamenti dell'editoria, capirne le dinamiche 
I book blogger possono orientare le scelte dei lettori, fanno quello che una volta facevano i librai. @Bookrep @VivianaGiorgi1
Prima di proporsi, è importante conoscere i cataloghi degli editori a cui mandare il manoscritto @VivianaGiorgi1 
Oggi pubblicare in cartaceo può voler dire non riuscire ad arrivare in libreria. Nel digitale questo non accade. @VivianaGiorgi1 @Bookrep
Mai sottovalutare le scelte tipografiche: importanti sia per lettura sia per scrittura. @marcoghezzi per ‪#‎EmmaDay‬ 
GIUSEPPE LUPO:
"Lavorare per promuoversi è come avere tanti orti: coltivare un po' qui e un po' lì e raggiungere tutti"
"La terra dello scrittore è la sua lingua" sostiene Giuseppe Lupo #EmmaDay 
all'#EmmaDay: per essere scrittori consapevoli bisogna essere lettori consapevoli