sabato 20 dicembre 2014

QUALCHE APPUNTO SU LA TRAVERSATA


Un amore di inizio secolo - La traversata incomincia dove Un amore di fine secolo terminava, e cioè con Camille e Frank che  il primo gennaio del 1900 festeggiano il nuovo secolo e il loro amore e Ken Benton che si imbarca sull'Oceanic II alla volta del Regno Unito.
Povero Ken, ancora così disperatamente innamorato di Camille! 
Se non sapete chi è Ken Benton... Be', potreste leggervi Un amore di fine secolo, tanto per iniziare, dove Ken riveste lo scomodo ruolo dell'altro, di colui che alla fine rimane solo, con le pive nel sacco e una gran delusione nel cuore. 
Lo ammetto, mi sento terribilmente colpevole per averlo fatto disperare tanto, ma sono altresì felice di aver dato vita a un personaggio di cui, scrivendo, mi sono innamorata, tanto da decidere subito di dedicargli una sua storia (peraltro richiestami da moltissime lettrici).
Il romanzo di Ken comincia su un transatlantico, ma, lo dico subito in modo che non ci siano malintesi, non finirà lì. La traversata è un prequel, un romanzo breve cui ne seguirà un secondo ambientato a Londra (e in parte a New York) e alla fine del quale finalmente Ken Benton avrà il suo meritato happy ending.
Sono stata la prima a chiedermi il perché di questo prequel. Forse l'ho scritto perché non volevo rimanere troppo a lungo senza avere notizie di Ken. O forse perché, avendo già deciso che dovesse incontrare la donna dei sogni durante una traversata atlantica, non volevo sacrificare questa prima parte all'interno del romanzo conclusivo: sarebbe stata per forza di cose molto più breve e non avrebbe potuto giovarsi in modo adeguato dello scenario dell' Oceanic II. E poi, in tutta onestà, mi andava di fare così e l'ho fatto. :)

Ma lasciate che vi presenti i tre personaggi principali di questo breve romanzo: 
Ken Benton, di Brooklyn, poco più di trent'anni, capelli e occhi scuri, altezza di poco superiore alla media, naso leggermente storto, sorriso e labbra da perderci il sonno (suo punto d forza). Quando è nervoso o agitato, balbetta in modo evidente. La sua famiglia è una delle più ricche e potenti della costa Est degli Stati Uniti, ma, al contrario di molti giovani del suo ceto, è un lavoratore serio, onesto e riservato. Ed è un uomo estremamente sensibile. Disprezza gli eccessi della high society e crede nel progresso e in un futuro più giusto. Quando lascia New York per il Regno Unito  è convinto che non potrà mai più innamorarsi. Dite, dopo questa descrizione vi siete già innamorate di lui? Ho scelto per rappresentarlo Robert Downey Jr, anche se più vecchio di lui. Perché...C'è bisogno di un perché per scegliere R. D. Jr?


Priscilla Talbott, inglese, ventiquattro anni, occhi blu blu blu, capelli neri. Figlia di un nobile inglese decaduto, viene data in sposa giovanissima a un ricco americano molto più anziano di lei non che la porta a vivere a Washington. Le cose non devono andarle molto bene se, tre anni dopo l'arrivo in America, decide di fuggire dal marito. Sulla Oceanic si imbarca non come passeggera (non ha il denaro necessario), ma come bibliotecaria. Il suo unico scopo è quello di scappare dal consorte e di tornare in patria, sebbene non sia affatto certa che sarà nuovamente accolta in famiglia.


RMS Oceanic II, transatlantico in attività dal 1899 e fiore all'occhiello della White Star Line. È la nave più lussuosa e sicura del suo tempo, dotata di luce elettrica e sistemi di refrigerazione all'avanguardia. Ha una lunghezza di 215 metri, una larghezza massima di 20,8, un peso di 17.273 tonnellate, una potenza di 28.000 cavalli,  due ciminiere e tre alberi maestri. Può ospitare 410 persone in prima classe, 300 in seconda e 1000 in terza. Conta un equipaggio di 349 persone. Copre la traversata - da New York a Liverpool o viceversa -  all'incirca in quattro/cinque giorni, a seconda delle condizioni del mare. Naturalmente, tra le molte sale a disposizione dei passeggeri, possiede due biblioteche, una per la prima e una per la seconda classe. 


Per quanto Ken Benton sia presente in entrambi i romanzi, la lettura di Un amore di inizio secolo - La Traversata non è legata a quella di  Un amore di fine secolo. Se volete leggere l'inizio, potete andare qui, sul mio sito.

Ecco, per finire, alcune  immagini storiche della Oceanic e di altre navi della White Star Line in attività in quel periodo. Spero che vi piacciano come sono piaciute a me. 
          
                Yours truly
                             Viviana 

Un biglietto di prima classe
Una cabina di prima classe

Il ponte di coperta
La biblioteca
A passeggio sul ponte della passeggiata
L'Ocenic in partenza da New York
La sala da fumo, per i signori


mercoledì 3 dicembre 2014

#SENONLOSAI -DOMANDE E RISPOSTE SULLA SALUTE DEL SENO

#SENONLOSAI...INFORMATI!
Per quanto curabile, il tumore al seno fa una paura tremenda a tutte le donne. Il senologo Alberto Luini sembra averlo capito. Per questo raccoglie ogni giorno le loro domande e non solo risponde in ambulatorio ma ha deciso di scrivere un libro che le contenga tutte. “Non ho mai avuto in mente di scrivere l’ennesimo manuale: ne esistono tanti validissimi. L’unico obiettivo di questo ebook è rispondere alle domande che le donne ogni giorno mi pongono, raggiungerle anche con questo canale e portare loro l’informazione cui hanno diritto. Perché essere informati è la base per prendersi cura di sé.” Alberto Luini. #senonlosai è scritto in collaborazione con MariaGiovanna Luini, con l’introduzione di Nicoletta Carbone e la “dieta in rosa” di Lucilla Titta.
In vendita su tutti gli store on line.
(link amazon)

Ho trovato cosa regalare alle mie amiche per Natale. Un eBook, ma non uno normale, e neppure uno dei miei (non sono tanto sfacciata!). Un eBook un po' particolare che tutte le donne dovrebbero leggere e che parla della salute del seno in modo chiaro e sereno. Edito da EmmaBooks, si intitola #senonlosai-domande e risposte sulla salute del seno e porta la firma di Alberto Luini, professore all'IEO di Milano (l'Istituto creato da Veronesi), medico cui si devono alcune rivoluzioni a livello mondiale nella cura del tumore al seno. Ma non voglio dilungarmi qui con i meriti del prof, anche perché, se lo cercate su google, potrete avere tutte le informazioni che vi interessano (qui il link al suo sito). L'ho incontrato il 2 dicembre scorso in occasione della presentazione alla stampa del suo libro, edito da EmmaBooks, che è anche la mia casa editrice; con lui c'erano la moglie Maria Giovanna Luini, senologa e scrittrice - lo ha aiutato nella stesura -  e  Lucilla Titta, che nel libro cura la parte interessantissima relativa alla alimentazione. Ciò che mi è piaciuto del professore è stato da una parte il modo non terroristico in cui parla di un argomento che a noi donne terrorizza, dall'altra il modo (rispettoso e onesto) in cui è convinto si debba affrontare il rapporto con la paziente, oggi sempre più desiderosa di avere informazioni chiare e sincere sulla malattia.
Perché regalerò #senonlosai  alle mie amiche? Non perché costi solo 0,99 centesimi (prezzo lasciato così basso dalla CE per agevolarne la distribuzione visto l'argomento), ma perché alle mie amiche voglio bene e questo libro darà anche a loro delle risposte chiare a domande che tutte noi ci poniamo.
Risposte date dallo stesso Luini a donne come noi. La parola chiave che ricorre è prevenzione, naturalmente, fatta attraverso la mammografia, il movimento e una dieta sana (un bicchiere di vino al giorno, sigh!). Ma soprattutto, ciò che il professore sembra dirci, è di usare la testa e di non farci vincere dal panico quando si tratta di seno. A proposito, devo ricordarmi di prenotare la mammografia. Lo ammetto, odio farla, e i raggi non mi piacciono; ma il Professor Luini è stato chiaro: delle donne sui cui si è intervenuto quando il tumore non era ancora di dimensioni palpabili, il 98% si è salvato. Una percentuale che ci dovrebbe rincuorare, non gettarci nel panico. 


Yours Truly
                 Viviana

giovedì 16 ottobre 2014

PRESA ( O PERSA) NELLA RETE


Sì, sono presa nella rete, catturata come un tonno. Stregata, visto che Halloween è vicino. La rete di cui parlo, naturalmente, è sua maestà, LA RETE, internet insomma, con tutta la sua corte fatta di social e di pagine da sfogliare virtualmente, consultare, leggere o, quando va bene, saltare a pie' pari.

La rete mi cattura di mattina, ancora col caffè in mano. Ehi, vuoi vedere che nelle ore in cui ho perso tempo a dormire, che per me non sono molte, qualcuno mi ha lasciato un commento su FB? O addirittura mandato una email? Trattengo il fiato per la suspense.

Come primo atto della giornata (dopo la preparazione del suddetto caffè e la colazione per il figlio che, è vero, se la potrebbe fare anche lui visto che è grande, ma mi piace ancora giocare alla mamma) apro il computer invece di dire le mie preghiere o leggere il giornale (comunque, entrambe le cose si possono ormai fare anche in rete). E trepido impaziente - la rete potrebbe essere stata nottetempo distrutta da un attacco alieno - mentre Safari, bontà sua, riapre le finestre  e Mail mi recupera la posta. I successivi cinque minuti li passo a controllare notifiche e messaggi vari, mai esiziali, per la verità: Harrison Ford non mi ha scritto neppure oggi per dirmi che ha lasciato culopiatto Calista per mettersi con me e, a quanto pare, non sono neppure entrata a far parte delle 100 donne più potenti del mondo; e neanche quei due disgraziati dei signori Harper & Collins, che andassero al diavolo entrambi, hanno scritto per comunicarmi ufficialmente di aver acquistato la mia opera omnia per il mercato americano. Cerco ancora una volta di farmene una ragione e mi sposto su Amazon. E be', una sbirciatina per vedere come stanno andando le mie creaturine dovrò pure darla, no? 


Ma cosa vuoi sbirciare? Credi forse che durante la notte tutti gli italiani della Nuova Zelanda si siano buttati famelici sui tuoi titoli? 
No, non lo credo. E infatti le mie creature se ne stanno piuttosto tranquille allo stesso  posto di ieri sera. Ritorno alle email. Che sono quasi tutte newsletter a cui sono iscritta. Ma dico, è impossibile non dare un'occhiatina ai daily deal dei bookseller, cosa che ingaggia una serie infinita di controlli veloci  sui siti di quel o quell'altro autore e su Amazon, sempre lui, per farmi un'idea dei commenti dei lettori. Questa operazione di solito porta via almeno dieci minuti che, se devi ancora vestirti e fare quel minimo che la casa richiede per non diventare un casino, sono un tempo infinito. Poi c'è Amazon Vip. Ora, non ci ho mai comprato nulla, ma Amazon Vip è una tentazione incredibile. Come rinunciarci? Ci sono delle offerte formidabili. Sono attratta particolarmente da quelle dedicate alla casa, oggetti vari, cucina, biancheria. Ecco, carino questo vassoio? Carinissimo, ma visto che ormai non so più dove mettere la roba, alla fine, col cuore a pezzi, ci rinuncio. 
Immediatamente sento il ding che mi segnala l'arrivo di una email. Forse è Mr Bezos che insiste affinché io compri quel  benedetto vassoio. Come diavolo farà a saperlo? Ecco, diavolo è la parola chiave. 
Mi vesto, faccio le mie cose e, prima di uscire, ricontrollo tutto anche se l'operazione non ha alcuna utilità visto che rimarrò sempre collegata - o incatenata - tramite lo smart phone. Mi sento una malata di mente, una vera psicopatica. Solo quando scrivo, chiudo (metaforicamente) tutto. Un'ora senza rete...ce la farò? Per poter lavorare senza distrazioni, abbasso persino il volume del mio Mac, così le notifiche sonore non giungeranno alle mie orecchie. Non passano che una ventina di minuti  e già guardo l'orologio speranzosa: ma sarà passata un'ora? No, non lo è, ma devo per forza fare un salto su Wikipedia per una piccola ricerca, se no non nposso andare avanti con la storia...e già che ci sono, un controllino su FB non lo faccio? To', che carina, mi ha scritto la ...
Torno al romanzo.  
Il giorno passa e arriva  sera. Se guardo un po' di tv mi tengo l'iPad a portata di mano, che non si sa mai, e prima di andare a letto apro un ultimo sito, l'americano Dear Author, blog dedicato al romance che ha anche una interessante sezione sugli ebook in offerta. Va a finire che, dopo i soliti controlli su Amazon, Goodreads e pagina dell'autrice in questione, ne compro uno. Il mio Kindle orma trabocca più di una moka abbandonata sul gas. Forse scoppierà. Ma cosa volete, a 0,99, checché se ne dica, si compra qualsiasi cosa.
È ora di andare a dormire. Prima, però, devo inviarmi via email il manoscritto su cui sto lavorando (nel caso il Mac nottetempo scappasse di casa). Lo faccio per scaramanzia e per prudenza, ma ogni tanto mi chiedo se non lo faccio per ritrovarmi la mattina dopo nella casella degli arrivi una email in più. Scritta da me stessa a me stessa. Per chiudere il cerchio.

Statemi bene e bevetevi come loro un buon caffè
                                                                            Viviana







lunedì 28 luglio 2014

UNA RECENSIONE? SI' GRAZIE.


Come forse vi sarete accorti, oggi, 29 luglio 2014, molte autrici italiane hanno cambiato la propria foto del profilo di FB con l’immagine di un libro aperto. Sopra l’immagine si legge: il miglior modo per ringraziare un’autrice che ami è scrivere una recensione. Si tratta di una piccola campagna di sensibilizzazione attraverso la quale vorremmo invitare le nostre lettrici, quelle che ci seguono con affetto, a scrivere due righe di commento quando finiscono di leggere un libro che è loro piaciuto. Dove commentare? Su uno store (Amazon, Bookrepublic, Kobo, ecc), o su un social come Goodreads o Anobii, ma anche sulla propria pagina FB, o su un gruppo. Sia chiaro, nessuna di noi si aspetta una critica sempre positiva, da cinque-stelle-cinque, con aggettivi roboanti ed eccessivi; così come non ci aspettiamo una recensione complessa e articolata. Ciò che ci piacerebbe avere è solo qualche parola sincera per raccontare, come ad un’amica, i motivi per i quali il romanzo è piaciuto. Ora, non voglio sembrare retorica, ma vi assicuro che è vero che quando un’autrice legge una recensione (positiva) si sente il cuore gonfio di gioia. È come se il tempo passato a scrivere, a correggere, a disperarsi perché quel capitolo, diavolo!, mi sta venendo proprio una schifezza, all’improvviso se ne fosse volato via e avesse lasciato al suo posto una tiepida brezza estiva. 
Gli inglesi usano un'espressione molto bella quando qualcuno dà loro una gioia. Dicono: You made my day, letteralmente, hai fatto il mio giorno, un giorno per cui è valsa la pena vivere, insomma. È questo che fanno le lettrici quando lasciano in un commento un po' del loro affetto (e del loro tempo. Ho sempre pensato che chi  legge un mio romanzo, mi dedica del tempo prezioso, cosa che considero essere un enorme regalo).  
Ma non è solo per rimpolpare il nostro ego che noi autrici abbiamo deciso di chiedere apertamente a chi ci legge di lasciarci, se se la sentirà e ne avrà voglia, un  commento. Scrivendo una recensione, infatti, il lettore diventa il tramite tra noi e altri lettori, ci presenta a loro e, in un certo senso, garantisce per noi. Si dice che, con l'avvento dei social e degli store on line,  i lettori siano diventati la nuova critica, e secondo me è vero. Oggi il successo (anche relativo) di un libro è determinato più dai commenti e dal passa parola dei lettori che non dalla critica ufficiale per la quale, oltretutto, la narrativa femminile proprio non esiste.
Certo, si dirà, c’è anche il rovescio della medaglia. E se poi vi lasciano critiche negative?
A questo proposito io sono convinta che una critica più o meno negativa, che spieghi però il motivo della stroncatura, sia utilissima a chi scrive. Sono convinta che faccia crescere e riflettere; che apra orizzonti prima nebulosi. Viceversa, la classica stellina solitaria buttata là senza motivo, che non spiega affatto perché il romanzo "è brutto", non la giudico neppure controproducente perché chiunque leggerà quella recensione capirà che non ha fondamento. Quindi, viva le recensioni, belle e brutte, ma purché siano vere, sincere e motivate. 
Per tutto questo oggi su FB troverete molte autrici italiane unite dalla stessa immagine del profilo.
Un grazie di cuore a tutti i lettori che già ci sostengono, ma anche a quelli che lo faranno, anche se solo con un solo sorriso. :)

Yours Truly 
                    Viviana

giovedì 5 giugno 2014

TRA REALTA' E FINZIONE: IL LADIES' HOME JOURNAL IN UN AMORE DI FINE SECOLO.

A metà circa di Un Amore di Fine Secolo, la mia protagonista, Camille Brontee, si ritrova a dover cambiare lavoro. Per la cronaca, lei è una delle poche donne di ceto elevato che, in quel 1899, non solo lavora per vivere, ma lavora nella redazione di un prestigioso (e fittizio) quotidiano di New York, il Daily. Camille è costretta a lasciare il suo posto (non vi racconto qui perché), ma non ci mette molto (oggi non sarebbe stata così fortunata) a trovare un altro impiego come redattrice in un mensile femminile, il Ladies' Home Journal (da qui in poi per comodità lo chiamerò LHJ). Se il Daily è una licenza poetica dell'autrice (moi), il LHJ è storia; e perdonerete, quindi, se nel mio romanzo mi sono permessa di immaginare che esistesse all'epoca una piccola redazione anche a New York (cosa poi non tanto campata per aria), oltre a quella storica di Filadelfia. Dovete sapere che io ho un amore incondizionato per questa rivista, o meglio, per le sue copertine d'epoca. Sono una patita (non un'esperta!) di cover del passato, e quelle del LHJ sono splendide. Ai tempi, erano per lo più realizzate da quei fantastici artisti che erano e sono gli illustratori: come Norman Rockwell, l'italiano Beltrame, o William Ladd Taylor che fu il principale illustratore del LHJ dal 1895 sino al 1926.
A proposito: il LHJ   realizzò la sua prima cover fotografica nel gennaio del 1898 dedicandola alla First Lady di allora, Ida McKinley, colta in un momento di riposo nel giardino della Casa  Bianca (immagine qui a fianco). Ma torniamo da Camille, la mia protagonista, che troviamo a lavorare per il LHJ nel gennaio del 1899, sotto la direzione di Edward W. Bok (lo cito nel romanzo). Bok subentrò alla guida della testata quando la fondatrice del giornale, che poi divenne anche la suocera di Bok, decise di occuparsi solo della parte 'casalinga' della rivista. Sì, avete capito bene. Fu una donna a fondare il prestigioso magazine. Louisa Knapp Curtis (nella foto in basso) la creò di sana pianta nel 1883. Va bene, era la moglie dell'editore (il potente e lungimirante Cyrus H.K. Curtis), ma che personaggio straordinario! Su di lei sì che varrebbe la pena scrivere un romanzo o fare un film (solo a pensare a lei, mi emoziono!). L'illuminato Bok diresse la rivista per circa trent'anni facendola crescere sino a diventare  la numero 1 in America e nel mondo, successo che, per la cronaca, durò per più di un secolo. E se credete che durante quel periodo il LHJ si occupasse solo di cappellini e ricette, vi sbagliate di grosso. Seguendo le orme lasciate dalla suocera, Bok volle una redazione tutta femminile che si occupasse di donne per le donne. Su quel foglio scrissero le prime femministe, coloro che aprirono la via al suffragio femminile (come Jane Addams); vennero pubblicati racconti di grandi autori; si parlò di architettura (i primi lavori di Wright furono oggetto di un articolo nel 1901!), di economia  e del progresso che avanzava a ritmo frenetico; si parlò molto di educazione e di salute delle donne (fu il primo giornale a eliminare le pubblicità di farmaci che promettevano l'impossibile), dei primi sport per le donne, e soprattutto si raccontò di come negli anni stava mutando il loro ruolo nella società. Si parlò di emancipazione, insomma. 
Tutto ciò usando termini quotidiani e non rivoluzionari, ma efficacissimi. Guardate le magnifiche cover che pubblico in calce a questo articolo, e ve ne renderete conto. Dicevo prima che il LHJ fu fondato nel febbraio del 1883; sapete che proprio quest'anno, dopo 131 anni di attività, la rivista chiuderà? Sì, succederà tra un mese: nel luglio di questo 2014 il suo ultimo numero cartaceo verrà distribuito nelle edicole americane, poi la rivista proseguirà solo in versione riveduta e digitale. Quando ho letto questa notizia, be', mi è sembrata davvero una strana coincidenza e sono stata ancora più felice, nel mio piccolissimo, di avere reso col mio romanzo un piccolo omaggio al Ladies' Home Journal.



Yours Truly 

                Viviana


Ps: Sapete qual è stato lo slogan della rivista (dal 1946)? MAI SOTTOVALUTARE LA FORZA DI UNA DONNA (NEVER UNDERESTIMATE THE POWER OF A WOMAN)




QUALCHE MAGNIFICA COVER
ENJOY!







Ethel Barrymore disegnata dal pittore John Singer Sargent. La prima celebrità ad essere messa in copertina












AMELIA EARHART


















martedì 20 maggio 2014

PARLIAMO DI PRELIMINARI...MA NO, COSA AVETE CAPITO?

Ma no, non quei preliminari! Mi riferisco a quelli che uno scrittore deve - o dovrebbe - fare prima di iniziare a scrivere un libro. Parlo del lavoro di ricerca, in altre parole, che potrebbe sembrare qualcosa di molto impegnativo e intellettuale, difficile come una tesi di laurea (per alcuni autori di alto profilo lo è di certo), ma che in realtà, per me, è solo puro divertimento. Vivo il lavoro di ricerca come una caccia al tesoro priva di regole; mi aiuta non solo a conoscere meglio il territorio dove si svolgerà la mia storia, ma anche a entrare in sintonia con esso. Non vorrei scoraggiare chi da grande vorrebbe fare la scrittrice, ma non si può mai prescindere dalla ricerca, neppure quando si scrive un contemporaneo che si svolge a due passi da casa tua (come il Gatto Rosso, nel mio caso). Se poi ti salta lo sghiribizzo di attraversare l'Oceano, come ho fatto più volte - con Un Cuore nella Bufera (Alaska), Alta Marea a Cape Love (Maine) o Tutta colpa del vento (Wyoming) - le ricerche diventano ancor più necessarie; diventano l'aria che i protagonisti respireranno. Ho scritto queste storie americane tenendo Google Map sempre aperto, muovendomi virtualmente sulle strade vere, tra città e villaggi veri, basandomi su reali riferimenti geografici, citando località veramente esistenti (anche se con qualche licenza poetica) e, sulla base di queste (e della mia memoria ed esperienza), creandone di immaginarie. Come, ad esempio, l'aeroporto di Cody - teatro del primo incontro tra lui e lei in Tutta colpa del vento-, dove, tanto per fare un esempio, esiste veramente una statua raffigurante un Grizzly, come afferma la protagonista. Realtà (mi riferisco anche agli usi e i costumi, ovviamente) e finzione ben shakerate sono un ottimo punto di partenza, secondo me. 

L'areoporto di Cody, con la statua del Grizzly.

Se la ricerca è necessaria persino per una commedia romantica, contemporanea e molto leggera (come di solito sono le mie), per uno storico diventa fondamentale. Per immergermi nell'atmosfera di Un Amore di Fine Secolo, ambientato a New York tra l'ottobre del 1898 e l'alba del primo gennaio del 1900, ho trascorso ore e ore on line a documentarmi sui fatti più salienti accaduti in quell'arco di tempo nella Grande New York (come l'incendio dell'Hotel Windsor del 17 marzo 1899 o lo sciopero degli strilloni nell'estate dello stesso anno); ho consultato siti dedicati alla storia di NY (e la benemerita Wikipedia che è sempre un punto di partenza utile) e osservato con attenzione le moltissime immagini originali disponibili on line (un'immagine racchiude mille particolari, se la si osserva bene). In quell'epoca, la fotografia non era più una rarità. New York era già la capitale dell'editoria e i giornali (c'erano ben 19 quotidiani solo a NYC!) accompagnavano ormai i loro articoli con fotografie di stretta attualità (era entrato in vigore proprio nel 1897 un nuovo sistema per la stampa di foto sui giornali molto più veloce ed efficiente di quelli usati precedentemente). Così, poco per volta, immagine dopo immagine, si è animato nella mia testa (per una volta piena e non vuota!) il background dove  i miei personaggi avrebbero potuto poi vivere la loro storia. Desidero condividere qualcuna di queste immagini con voi. 


Yours Truly
                     Viviana



Camille Brontee, la mia protagonista,
 giornalista per caso.
L'inverno del 1899 fu uno dei più freddi e innevati del secolo 
sulla East Coast. La neve non manca nel mio romanzo.


L'incendio dell'hotel Windsor sulla Quinta Avenue. Centinaia di persone morirono bruciate, alcune lanciandosi dalle finestre per sfuggire alle fiamme. Era il 17 marzo del 1899. I miei protagonisti quel giorno erano lì.



Camille a passeggio sul ponte di Brooklyn. Camille
ne è affascinata.

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Ecco la Statua della Libertà come la vide Camille al suo arrivo a NYC  nell'ottobre 1898


Lo sciopero dei Newboys. Era l'estate del 1899. Camille darà loro una mano.


I due hotel Astoria e Waldorf sulla Quinta Avenue. Oggi non esistono più, 
ma Camille vi trascorrerà alcuni momenti indimenticabili.



giovedì 15 maggio 2014

ROMANZO IN USCITA? TAKE IT EASY!

Ci siamo. Il 16 maggio sarà su tutti gli store  Un Amore di Fine Secolo, il mio primo storico. Inutile dirlo, sono ultra emozionata. Scrivere un romanzo - per quanto possa essere leggero, come sono i miei - è un processo che ti coinvolge mentalmente e fisicamente per mesi. Ti immergi in un periodo storico, in una location che spesso non ti appartiene, ma che poco per volta impari a conoscere come casa tua; ti immedesimi con i tuoi personaggi, pagina dopo pagina: li fai crescere, ridere, soffrire, innamorare e cresci, ridi, soffri e ti innamori con loro.
Poi, quando hai revisionato per la centocinquantesima volta il testo e rivisto l'editing che saggiamente ti ha fatto la casa editrice (Dio benedica gli editor!), il lavoro è finito. Ora spetta all'editore (grazie Emma Books!) distribuirlo e al lettore, se vorrà, leggerlo. Tu, scrittore, sei fuori, ormai. Ma cosa fai, ti metti tranquillo e aspetti? 


Forse i più saggi lo fanno, io non ne sono capace. Continuo a ripensare alla storia, che forse poteva essere migliore; ai dialoghi, che riascolto nella mia mente e che proprio non vanno; a certe situazioni, che ora sembrano assurde; alle scene di sesso, all'improvviso troppo hot o troppo soft. 
È a questo punto che di solito i personaggi diventano dei veri stalker e mi fissano con aria di accusa incolpandomi dei loro difetti. Bastardelli petulanti e irriconoscenti!

Take it easy, dicevano gli Eagles (eccoli qui!). Magari potessi farlo, prendermela tranquilla, ma diavolo, non ci riesco! L'unica terapia che conosco è quella di mettermi subito a scrivere un' altra storia, conoscere dei nuovi personaggi, anche se poi, alla sera, penso sempre a loro. Agli stramaledetti stalker. 
Devo decisamente imparare a mandarli al diavolo.
Domani è il gran giorno, come se fosse il giorno della laurea di un figlio. Come un figlio, il mio romanzo diventerà adulto e incomincerà la sua vera vita, da solo. E io rimarrò a casa, a seguirne il successo o l'insuccesso, noiosa e opprimente come una mamma appiccicosa. E gli vorrò bene per sempre.
 Yours Truly
                        Viviana



Un Amore di Fine Secolo
maggio 2014 - EmmaBooks
La storia
È il 1898 e Camille Brontee, sfuggita al grigiore di Liverpool e della sua vita, sbarca a New York per andare incontro a un matrimonio combinato. Peccato che il promesso sposo, il “bastardo americano”, come subito lo soprannomina lei, non si presenti all’appuntamento. Per Miss Brontee inizia così l’avventura nel Nuovo Mondo, dove tutto è possibile, dove persino una donna può entrare a far parte di un universo tutto maschile come quello della redazione di un giornale, il Daily, e vivere una travolgente storia d’amore. Ma con chi? Con l’impacciato erede di un impero finanziario, Ken Benton, che la rispetta e la venera come una vestale, o con l’arrogante Frank Raleigh, spregiudicato editore del Daily, la cui sola vicinanza scatena in lei una guerra continua tra il cuore e la mente? Dovrà attendere gli ultimi sgoccioli del XIX secolo per scoprirlo...

Un Amore di Fine Secolo è un’appassionata quanto tormentata storia d’amore. Sullo sfondo, tra realtà e finzione: una New York moderna e vibrante, il mondo dell'editoria e della finanza, i capricci della high society, i conflitti sociali e le prime rivendicazioni femminili. Ma non solo. C'è un altro personaggio che sgomita e spinge lungo tutto il romanzo per emergere: è il Novecento, il nuovo secolo, con le sue promesse e le sue speranze. Per Camille, il secolo dell'amore.
 

A questo link potete leggere l'incipit.

E a questo,  racconto qualcosa del romanzo sul blog di Emma Books.